
In Thailandia, con la cittadinanza tailandese ora concessa a più di 483.000 migranti provenienti dai paesi vicini, gli espatriati occidentali si sentono trascurati e incompresi. Di fronte ad una politica di cittadinanza selettiva, questi cittadini provano rabbia e frustrazione, soprattutto perché non beneficiano degli stessi privilegi dei loro omologhi asiatici. Questo articolo approfondisce la realtà degli espatriati in Thailandia, esplorando le ragioni della loro esclusione e le sfide di tale politica.
Contesto della nuova politica tailandese
Lo scorso ottobre la Thailandia ha sorpreso la comunità internazionale annunciando la concessione della cittadinanza a più di 483mila migranti. Provenienti principalmente da Myanmar, Laos e Cambogia, questi individui, spesso apolidi, risiedono nel regno da decenni. Secondo Trisulee Traisanakul, segretaria del Ministero degli Interni, questo approccio mira a offrire loro uno status giuridico e quindi a stimolare l’economia locale. Di fronte ad una preoccupante sfida demografica, con un tasso di natalità in calo, la Thailandia spera attraverso questa iniziativa di rivitalizzare la sua popolazione attiva.

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Espatriati occidentali: rabbia giustificata
Questa politica di integrazione, tuttavia, ha sconcertato gli espatriati occidentali che vivono in Thailandia, in particolare i pensionati provenienti dal Regno Unito e dagli Stati Uniti. Molti hanno creduto, erroneamente, che avrebbero potuto trarre vantaggio anche loro da questa iniziativa, vedendo in essa un auspicio per rafforzare il proprio status sul territorio. Tuttavia, la loro esclusione da questa politica di cittadinanza ha suscitato forti reazioni, evidenziando la discriminazione percepita tra le comunità di espatriati.
I colpi di scena della legislazione tailandese
Per gli occidentali, ottenere lo status di residente in Thailandia rimane un viaggio pieno di insidie. Sebbene la proprietà della terra e il diritto di voto siano privilegi associati alla cittadinanza, pochi riescono ad ottenere la nazionalità. Il processo richiede un record impeccabile di impiego legale o di contributi significativi alla società tailandese. Una condizione che molti faticano a soddisfare.

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Questioni demografiche ed economiche
L’obiettivo di fondo di questa politica, tuttavia, rimane chiaro: affrontare la crisi della fertilità e arricchire la forza lavoro thailandese. Entro il 2074, se non si interverrà, il paese potrebbe vedere la sua popolazione indigena dimezzarsi. Concedere la cittadinanza ai migranti asiatici non è quindi solo un atto di gentilezza, ma una strategia economica ponderata. Tuttavia, ciò lascia gli espatriati occidentali alla ricerca di una risposta soddisfacente alle loro preoccupazioni.
Doppia sanzione per gli espatriati
Oltre all’esclusione da questa iniziativa, gli espatriati devono anche fare i conti con le nuove norme fiscali che tassano i redditi esteri introdotti nel suolo tailandese. Questo doppio vincolo amministrativo e fiscale accentua il loro sentimento di ingiustizia ed emarginazione, rispetto agli sforzi compiuti per integrare altre comunità straniere.

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